SCUOLA MAESTRA DI VITA

Fra i miei numerosi difetti – o vogliamo dire innocenti manie – c’è quello di non riuscire a disfarmi delle cose. Ho ancora in cantina le riviste che leggevo da ragazzo e, in scatole polverose, innumerevoli ritagli che non solo non ricordo di cosa trattino, ma che probabilmente non leggerò mai. Ma buttarli, no!
In ogni caso l’altro giorno stavo sfogliando una rivista del 1979 e mi sono soffermato su una pubblicità. Un “rivoluzionario” computer Wang (chi ricorda più il signor Wang?) con ben 4Kb di memoria. Offerta speciale: altri 4Kb di memoria per 1’500 $. Dunque vediamo: il mio Mac oggi ha 4 GB di memoria. Che, tradotto, vuol dire 4’000 milioni di Bytes. Cioè 4’000’000’000’000.
Se dividiamo per 1’000 (1 Kb è = 1’000 Bytes) e moltiplichiamo per 1’500 abbiamo… 6 miliardi di dollari… del 1979 naturalmente.
Quindi, come tutti sanno, non è solo una questione di tecnologia ma anche di economia. No, non aspettatevi adesso un discorso sull’economia. È un settore in cui sono davvero poco ferrato.
Parliamo d’altro. Del fatto, ad esempio, che questo continuo crollo dei prezzi (immaginate cosa costava il primo orologio da tasca) porta alla distribuzione della tecnologia a settori sempre più ampi della popolazione come accade oggi ad un ritmo molto accelerato. Un effetto collaterale è che, abituarsi a certe tecnologie, richiede un costante aggiornamento, non sempre facile.
Ricordo che mia madre aveva difficoltà con i primi telecomandi del televisore. Per lei cambiare canale voleva dire alzarsi e schiacciare uno dei due (voluminosi) bottoni sul televisore. Per questo diceva spesso che il mondo stava diventando sempre più complicato.
È proprio vero? Ho sottomano un rovinatissimo opuscolo, trovato su una bancarella. Penso che risalga all’800 ed era utilizzato a scuola. Vi sono riportate le unità di misura di lunghezza, peso, capacità, eccetera. Semplice? Mica tanto. Diciamo che siate un commerciante di vino e dovete fare degli acquisti in Lombardia. Dunque: A Bergamo vige la Brenta che corrisponde a 108 Boccali, a Brescia la Zerla che vale 72 Boccali, a Mantova il Soglio che vale 60 Boccali, a Sondrio la Soma che vale 120 Boccali… Cito: “Il litro corrisponde a poco più di cinque zaine milanesi, il doppio decilitro si approssima assai alla zaina..” E così via per più pagine. La stessa cosa per le misure di peso in Some, Moggi, Sacchi, Mine, Minelle e Emine: e per le lunghezze: Bracci mercantili, da fabbro, da panno, lunghi, corti, da seta..
Evidentemente per ogni cosa che si complica ce n’è un‘altra che si semplifica.
La scuola è oggi sicuramente più complicata di quella che si poteva trovare, ad esempio, alla fine dell’800. Ricordo di aver letto di un sondaggio fatto attorno al 1828 presso tutte le parrocchie di una regione di montagna, da cui si rilevava che l’offerta scolastica era affidata per lo più alla disponibilità dei parroci che, se e quando potevano, insegnavano a leggere (sulla Bibbia) e far di conto. I ragazzi spesso portavano a scuola i fratellini più piccoli da accudire e la frequenza era quanto mai irregolare. I ragazzi appunto, dato che le femmine, come scrive un parroco, “vivono e muoiono da bestie quali sono”.
È divertente pensare che la parola scuola deriva dal greco Scholè che voleva dire luogo di ozio, riposo e mancanza di preoccupazioni. Mi piacerebbe chiedere a mia figlia cosa ne pensa.
È solo nell’800 comunque che inizia a farsi strada una nuova concezione della scuola, non elitaria, non a pagamento e sorretta da precisi programmi di studio. La nascita dei primi stati nazionali e l’affermazione della borghesia fanno sentire la necessità di un’istruzione diffusa che sorregga lo spirito nazionalistico e soprattutto crei una classe operaia alfabetizzata. Questo portò anche ad una valorizzazione del ruolo del maestro come formatore – professionista – d’individui.
E di un maestro desidero parlarvi: Johann Georg Mergenthaler insegnante elementare in un paesino della Germania, Hachtel, nel Baden-Württemberg. Padre di 4 figli, ne aveva potuto mandare due alla Scuola Reale mentre per il terzo mancavano i fondi. Quindi Ottmar Mergenthaler – il terzo figlio dalle spiccate e precoci doti di meccanico, che desidera ardentemente studiare ingegneria meccanica – deve accontentarsi di un apprendistato presso un parente orologiaio. Ma il ragazzo intravede altri orizzonti e presto decide di emigrare e cercare fortuna in America.
Il suo primo lavoro è presso una piccola fabbrica di un altro parente che fra l’altro prepara i modelli che gli inventori dovevano per legge allegare alle richieste di brevetto. Ottmar si trova così subito confrontato con ogni ritrovato della creatività americana.
Facciamo una parentesi. L’america dell’epoca era anche la patria dei quotidiani a grande circolazione e questi venivano composti con lo stesso sistema inventato da Gutemberg nel 1450. Allineando cioè ogni singolo carattere a mano fino a formare la riga tipografica. Un buon compositore arrivava fino a 1400 caratteri all’ora. Poiché nel frattempo erano state inventate e perfezionate le macchine da stampa, lo squilibrio era notevole. Ci volevano da sei a dieci compositori per rifornire una macchina, altrimenti il macchinista poteva tranquillamente andare a bersi un caffé nell’attesa dei testi.
Per farla breve, il nostro Ottmar Mergenthaler inventa e costruisce una macchina di fronte alla quale ci si può sedere come ad un’enorme macchina da scrivere e questa genera automaticamente, riga per riga, intere colonne di testo in piombo, pronte per essere stampate. Poiché la macchina genera una riga (line) di caratteri (type) viene chiamata Line of Type, o Linotype.
Ottmar naturalmente diventa ricco e famoso, lancia un nuovo tipo di editoria (fino a quel momento nessun quotidiano aveva più di otto pagine) ed entra nel Gotha degli inventori. Lo stesso Edison chiamerà la Linotype “l’ottava meraviglia del mondo”
Un successivo miglioramento della macchina permetteva di utilizzare un nastro di carta (ad esempio spedito per telegrafo) invece della tastiera. Diversi operatori potevano così lavorare allo stesso articolo senza dover attendere che la macchina finisse di generare i relativi caratteri.
Le linotype furono in uso fino a poco tempo fa quando vennero soppiantate dai computer. Nel 1964 un ingegnere e inventore cinese anche lui emigrato in America, fonda una società per la produzione di un computer da usare proprio sulle nuove Linotype automatiche. Da quel primo progetto l’azienda proseguirà nella produzione di computer e sistemi arrivando fino ad avere, negli anni ‘80, oltre 40’000 collaboratori.
L’inventore cinese? il Dott. An Wang, proprietario dei Wang Laboratories. Quello dell’inserzione per intenderci.

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